giovedì 2 maggio 2013

Credevo fosse un pioppo...

foto di Cesare Ianni
Sono passate già da un po' le 3 a.m. di questo 1 maggio così insolitamente caldo per le montagne aquilane, quando si chiude una tre giorni intensa e carica di vibranti emozioni, incentrata sul valore storico e incredibilmente attuale di un antico rituale propiziatorio come quello dell'albero di maggio tornimpartese: ju calenne.



IL NUOVO VOLUME
Gli eventi, organizzati dalla One Group, in collaborazione con l'associazione pro-loco e con il coordinamento editoriale di Angelo De Nicola, sono iniziati a Tornimparte (AQ) con la presentazione del volume fresco di stampa curato da Vincenzo Gianforte (alias Sardella) e Giacomo Carnicelli (neo ribattezzato Jean Jacque) editato da One Group edizioni "Ju Calenne. L'Albero del Maggio a Tornimparte".  Un testo denso di stimoli che, accanto a foto paesaggistiche del territorio, e alle riflessioni accademiche di antropologi abruzzesi (Lia Giancristofaro e Mario Santucci hanno curato rispettivamente l'introduzione e la prefazione) raccoglie tante altre testimonianze. Grazie ad una una attività etnograficamente certosina di repertorizzazione, Vincenzo Gianforte, ascoltando anche la voce della propria anima e rivivendo i passi di un'intera esistenza  (come lui stesso dice), ripercorre, nelle pagine che scorrono piacevolmente, i tratti salienti del rituale e lo ricollega al contesto socio-economico del territorio.  
Si tratta di una vasta documentazione, nel corso della quale l'autore riserva spazio ai cenni storici, ambientali e demologici del comune, al sistema economico locale, come pure alle microstorie dei personaggi che hanno sedimentato nel tempo i segni dell'identità rurale di questi posti. Le immagini ritraggono volti segnati dal tempo, dal lavoro, dalla vita. Volti che oggi rappresentano giacimenti di saperi orali, vere biblioteche viventi e non scritte, pronte solo ad essere depositate nelle mani delle generazioni più giovani. E di giovani volenterosi di ascoltare a Tornimparte ce ne sono davvero tanti! Anzi, la foltissima presenza di ragazzi e ragazze, bambini e bambine è l'aspetto che più mi ha colpito, quando la notte del 30 aprile ho assistito al ripetersi di quei gesti millenari.  Ci sono giovani di tutte le età, dal bimbo scarsamente decenne, che ha rallegrato l'atmosfera rituale a suon di dubbott', a Diego, che è preoccupato perché teme che il nonno (invece espertissimo) possa farsi del male mentre al buio mena accettate al tronco, ad un simpatico "malpelo" che all'età di otto anni è già un portento, a tutti i ventenni e trentenni, che rivestiti di saio cerimoniale, da veri maggiaioli sono pronti ad urlare il "tirate, tirate", quando è sopraggiunto il momento giusto per trascinare con forza la pianta abbattuta. Sono frangenti veramente intensi quelli del rito, segnati dalla fatica, dalle emozioni, ma anche dal pericolo, perché l'albero è davvero pesante ed ingombrante! Ognuno di questi istanti sembra riprendere vita anche nel testo, grazie al racconto dettagliato e analitico che ne fa Giacomo Carnicelli. Un'ampia galleria fotografica affianca la descrizione, che inizia con la fase della vestizione, si sofferma sul furto rituale, sull'abbattimento della pianta e sul suo trasporto fuori dal bosco  (veri momenti topici), per poi terminare con l'accensione del fuoco intorno al quale si farà festa fino all'alba. 



LA TAVOLA ROTONDA
"IDENTITA' E SVILUPPO DEL TERRITORIO"
(servizio video su Tiko Tv)


Nel corso di questi tre giorni, la tradizione tornimpartese è stata occasione anche per riflettere sul ruolo delle identità rurali nei percorsi di sviluppo territoriale. Se ne è parlato all'Aquila il 29 aprile, nel corso di una tavola rotonda che, organizzata dalla casa editrice e abilmente guidata dal giornalista-scrittore Angelo De Nicola (adottato dalla comunità tornimpartese come cittadino onorario), ha visto il contributo, oltre che degli autori, del sindaco e della proloco, anche di Mario Santucci (autore della prefazione del libro), di Francesca Pompa (presidente One Group) e di chi scrive. Ospite d'eccezione Fausto Faggioli, presidente della E.A.R.T.H. Academy ed esperto di marketing territoriale, ormai affermatosi in contesto italiano ed internazionale come "guru" dell'ospitalità turistica nei territori rurali. Tra il pubblico sono presenti i maggiaioli, con il loro saio e i labari delle contrade intitolate ai santi. L'incontro inizia con la simbolica donazione della corda utilizzata per bloccare il saio in vita da parte del capo Priore (Sardella) a Fausto Faggioli, il quale ricambia con un abbraccio amichevole, perché - come dice lui stesso - "l'abbraccio di un amico vale più di mille parole"

A questi primi momenti celebrativi e di presentazione è seguita l'introduzione della editrice Francesca Pompa, la quale ha ribadito l'importanza, soprattutto in momenti di crisi come quelli che stanno attraversando le comunità dell'aquilano, di valorizzare al meglio le realtà del territorio, anche al fine di rilanciare sotto nuova luce le economie locali in difficoltà. L'intervento di Mario Santucci, a seguire, ha rappresentato un momento di approfondimento e di riflessione, oltre che sul significato storico e simbolico del rituale specifico, anche sul contenuto che alcune categorie antropologiche come quella di persona, di comunità, di tradizione e di identità possono veicolare oggi in un contesto di ricentralizzazione dei valori territoriali. 
Fausto Faggioli riprende le fila del discorso ed individua nella cooperazione e nella costruzione di reti tra attori territoriali una possibile strategia per tradurre in reale opportunità economica le specificità del mondo rurale. Un tema determinante quello delle identità, che mette al centro delle nostre priorità il patrimonio culturale di un luogo e di una comunità. Le idetnità dei nostri mondi rurali sono fatte di memoria, di stria, di risorse umane e di fiducia nel cambiamento. Tutti questi elementi rappresentano il volano per sollecitare la partecipazione, senza la quale ormai non è più possibile creare sviluppo. Infatti, usando le sue stesse parole, «è sull'identità unica e non clonabile che le antiche culture rurali possono "giocare la carta vincente", esprimendo le loro potenzialità per dare spessore alla reciproca collaborazione propria di un mondo contadino che non ha mai separato l'economia dalle relazioni sociali». Una strategia che, come è stato ribadito in conclusione della giornata, necessita di un passaggio sociale fondamentale, che coincide di fatto con la traduzione delle risorse culturali ancora latenti in patrimonio attivo e quindi in elementi attrattori di un nuovo brand territoriale.


IL RITUALE

Questo rituale del 2013 è avvenuto sulla base di un palinsesto di azioni collettive ormai consolidate da secoli e secoli di ripetizione, ma nello stesso tempo - come immagino ogni volta -  è stato arricchito da novità, piccole innovazioni, sorprese, imprevisti. Primo tra tutto, il clima, così insolitamente caldo per questa parte d'Abruzzo. E poi la partecipazione di altre persone, anche queste con la loro "divisa" e con i loro soprannomi stampati sulle felpe. Sono Indiana J.A., Cochi, Ju Capo, Bru', Cocciaro', 'nzi', Beo', Geppetto, Chiappo', Fratta...  gli amici del gruppo di azione civica Jemo 'nnanziche da subito dopo il terremoto hanno iniziato ad aggirarsi nella città e dintorni, impegnandosi in più o meno piccole azioni finalizzate a contagiare la voglia di (ri)fare e di stare insieme che li contraddistingue... pare che la loro presenza inizi anche a portar bene!! Segno non proprio di buon auspicio - almeno così si vociferava tra gli astanti - invece, è stata l'imprevista rottura dell'apice arboreo durante il trasporto. D'altra parte l'albero di questo anno era particolarmente imponente (oltre 27 metri) e in più di un'occasione è stato veramente difficoltoso, oltre che pericoloso, farlo passare, tra i sentieri del bosco prima, e nelle strade del paese poi. L'intera operazione è durata più di tre ore! Finalmente poi, alle due di mattina il sospiro di sollievo... anche quest'anno i maggiaioli ce l'hanno fatta e ju calenne si erge maestoso davanti il sagrato della chiesa di Villagrande di Tornimparte! Poi intorno al fuoco, che ha riscaldato un'aria diventata ormai freschetta, sono iniziati i festeggiamenti... fino all'alba!

Ed io... che credevo fosse solo un pioppo, quando invece, proprio come il totem di durkheimiana memoria, era la comunità.

4 commenti:

  1. bellissima serata ...sempre più in alto!!!
    Caterina

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  2. vi dirò sono stati momenti "preoccupanti": il pensiero che qualcuno si facesse male - misti a momenti esilaranti nel conoscere gente a dir poco eroica e simpaticissima, amici miei, vero,vero simpaticissima e particolare, vi dirò,ragazzi miei, mi somigliava nei segni che il tempo orgogliosamente ci lascia. grazie per avermi letto sono un po' emozionato per l'esperienza vissuta. Renato

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  3. vi dirò sono stati momenti "preoccupanti" per il timore che qualcuno si facesse male - momenti "esilaranti" per le persone conosciute veramente a dir poco eroiche nelle loro gesta mai rinnovate e veramente simpaticissime - oh oh ragazzi e poi lo sapete? mi somogliano nei segni che il tempo orgogliosamente ci lascia, sono emozionato al ricordo dell'esperienza vissuta. grazie di avermi letto

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  4. bella serata e bellissima descrizione!!! A presto!

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