Slow travels

Slow Travels è il titolo di un nuovo progetto di ricerca sociologica in ambito turistico, condotto grazie ad un assegno di ricerca post-doc regionale erogato dalla Università di Teramo. Ha preso avvio nel dicembre 2011 e avrà durata biennale. 

Il percorso di studio ha carattere applicativo ed è finalizzato all’analisi e alla elaborazione di un modello di gestione dell’offerta turistica verde di tipo innovativo ed integrato. L’obiettivo è quello di individuare e progettare specifici itinerari turistici in grado di favorire la fruizione eco-turistica del territorio abruzzese, attraverso il ricorso alla mobilità dolce (mountain bike, cavallo, trekking, impianti a fune). Questo obiettivo viene raggiunto attraverso la progettazione  di percorsi integrati che – coniugando gli aspetti connessi alla vacanza attiva con la valorizzazione del paesaggio, delle culture e delle produzioni locali – si pongono non solo come base per la differenziazione dell’offerta ma anche come specifica modalità di avvicinare al turismo rurale abruzzese con rinnovata sensibilità.

Di fondamentale centralità per la ricerca è il percorso di progettazione, che intende essere di natura strettamente partecipativa, assegnando agli attori territoriali un ruolo prioritario, in termini di organizzazione sociale del prodotto. Per questa ragione, sono stati attivati percorsi di animazione sociale, finalizzati alla costruzione e/o al rafforzamento delle reti tra le istituzioni locali e gli operatori della ricettività, tra i gestori di centri equestri e i produttori locali, tra le guide turistiche e gli istruttori sportivi, tra le associazioni sportive e i tour operator. Ciò avviene su presupposti volti ad individuare possibili vie di uscita dalla crisi dei sistemi rurali tradizionali e di ingresso nelle attuali sfide lanciate dal turismo natura. La metodologia di base cui si fa riferimento è inquadrabile nell'Action Research. Tra le tecniche di ricerca verrà privilegiata quella dell'Open Space Technology, ancora poco sperimentata in campo turistico.

Partendo dalla semplice considerazione che l’Abruzzo sia annoverata come la regione più verde d’Europa (grazie alla presenza di ben quattro parchi nazionali e un parco regionale) appare evidente come modalità più environment friendly di fare vacanza siano giunte a rappresentare – almeno a livello potenziale – una vera e propria vocazione territoriale. Una vocazione che, però, per raggiungere performance più soddisfacenti delle attuali, necessiterebbe sicuramente di maggiori attenzioni, anche da parte della ricerca scientifica. Al fine di favorire tale percorso di analisi e di approfondimento sto facendo riferimento a casi sia italiani che esteri, come possibili modelli di riferimento. Per quanto riguarda il contesto nazionale, mi sono affiancata all’esperienza pluridecennale di Fausto Faggioli e della European Academy for Rural Tourism Hospitality (E.A.R.T.H. Academy). I laboratori da loro avviati in tutta Europa, e nell’area mediterranea in particolare, rappresentano un interessante esempio di sperimentazione dal quale partire per l’avvio di progetti innovativi nel campo del turismo rurale. A livello internazionale, invece, l’esperienza formativa è stata arricchita grazie all’opportunità di un periodo di visiting research presso l’Istituto per il Turismo dell’Università per le Arti e le Scienze Applicate di Lucerna. Attraverso attività di collaborazione con il team di ricerca dell’Istituto, e la supervisione del prof. Giovanni Danielli in particolare, è stato possibile approfondire la conoscenza sul modello di turismo lento sperimentato nei parchi svizzeri ed avviare analisi di tipo comparativo.

In estrema sintesi, il programma di ricerca intende giungere alla sperimentazione di nuovi percorsi di sviluppo locale, senza perseguire necessariamente la pista della disseminazione degli insediamenti industriali e dei loro effetti, non sempre positivi in termini di tutela del territorio e di sostenibilità per le comunità residenti, soprattutto nel caso delle aree interne, montane e pedemontane. Questi itinerari turistici integrati diverrebbero anche esemplari del fatto che si può generare buona occupazione e qualità della vita, anche attraverso la tutela dell’ambiente e la mobilità lenta, dimostrando così che la crescita di un fattore (come quello economico) non deve avvenire necessariamente a scapito di un altri (come ad esempio quelli identitario e naturalistico).

Il progetto si chiuderà, oltre che con un report di natura scientifica, anche con la traduzione dei risultati in veri e propri pacchetti turistici, affidati nelle sapienti mani di giovani TO, come Wolftour.

Viva il Lupo!









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